La ragazza della linea erotica

Sofia lavorava in una stanza illuminata solo dalla luce tremula di una piccola lampada. Attorno a lei, il silenzio della notte veniva rotto solo dal rumore discreto del computer e dalle telefonate che riceveva. Lavorava in una linea erotica da qualche anno, non per scelta, ma per necessità. Era brava nel suo lavoro: la sua voce morbida e calda riusciva a creare una connessione immediata con chi la chiamava. Le persone cercavano fantasia, conforto, compagnia, e lei, con una naturalezza sorprendente, sapeva come dare tutto questo senza mai esagerare.

Le chiamate erano quasi sempre le stesse. Uomini soli, annoiati o affamati di emozioni forti. Ma c’era un cliente che si distingueva dagli altri. Si faceva chiamare Marco. Inizialmente non era molto diverso dagli altri, ma col tempo Sofia si accorse che c’era qualcosa di unico in lui. Chiamava spesso, quasi ogni notte, e le sue conversazioni non erano mai solo di natura erotica. Certo, all’inizio si lasciava trascinare dalla fantasia come tutti gli altri, ma poi, quasi inevitabilmente, la conversazione cambiava direzione. Parlava della sua vita, dei suoi sogni, delle sue paure. Marco sembrava curioso di conoscere la vera Sofia, non solo la versione sensuale che creava per lavoro.

“Come va stasera, Sofia?” chiese una notte, con la sua voce calma e bassa, come se fosse realmente interessato alla risposta. Non era la prima volta che chiedeva come stesse, ma quella sera Sofia sentì qualcosa di diverso. Non sapeva perché, ma il suo cuore accelerò leggermente.

“Tutto bene, Marco,” rispose lei, cercando di mantenere il tono professionale. Ma le parole le uscivano più morbide, più sincere. “E tu?”

“C’è una cosa che volevo chiederti da tempo,” disse lui dopo qualche secondo di silenzio.

Sofia si irrigidì leggermente. Era abituata a tutto, eppure quella frase la fece sentire vulnerabile. “Dimmi pure.”

“Sei felice?”

La domanda la colpì in pieno. Non si aspettava una domanda del genere, non in quel contesto. Per un attimo non sapeva cosa rispondere. Era felice? Non aveva mai riflettuto davvero su quella domanda. La sua vita era una serie di giorni che si ripetevano, tra lavoro e routine, senza mai fermarsi a chiedersi cosa provasse davvero.

“Non lo so,” rispose alla fine, con un filo di voce.

Ci fu un lungo silenzio dall’altra parte della linea. Poi Marco parlò di nuovo, ma questa volta la sua voce era diversa, più profonda. “Vorrei conoscerti davvero, Sofia.”

Sofia sentì il cuore stringersi. Non era permesso. Non avrebbe dovuto coinvolgersi con i clienti. Era una delle prime regole. Ma quella voce, quel tono, la facevano sentire desiderata in un modo diverso, in un modo che non provava da tanto tempo. Si sentiva vista, ascoltata.

Le chiamate continuarono nei giorni successivi, ma cambiarono. Sempre meno erotiche, sempre più intime. Marco parlava della sua passione per la musica, di come amasse suonare il piano per rilassarsi. Le raccontava di sua madre, di come gli mancava dopo che se n’era andata anni prima. Sofia gli parlava delle sue giornate, delle piccole cose che le piacevano, dei suoi sogni irrealizzati. Non era mai stata così aperta con nessuno.

Una notte, dopo una delle loro lunghe conversazioni, Marco le fece una proposta che le fece tremare le mani. “Vorrei vederti. Non per sesso o per quello che facciamo qui. Solo… vederti.”

Sofia si ritrovò a fissare lo schermo vuoto del suo computer, sentendo una marea di emozioni che la invadevano. Voleva dire di sì, voleva vedere quell’uomo che ormai conosceva così bene, ma c’era anche paura. Paura di rompere quella barriera invisibile che le garantiva sicurezza.

Alla fine, contro ogni logica, accettò. Gli diede un appuntamento in un piccolo bar, lontano da casa sua. Si vestirà semplice, come se fosse un giorno qualunque. Non voleva creare aspettative.

Il giorno dell’incontro, Sofia era nervosa. Arrivò al bar in anticipo e si sedette in un angolo, cercando di calmarsi. Poco dopo, vide Marco entrare. Era esattamente come lo aveva immaginato: alto, con un sorriso gentile e occhi che sembravano vedere attraverso di lei.

Si sedette di fronte a lei, e per un attimo nessuno dei due parlò. Poi Marco sorrise. “Ciao, Sofia.”

“Ciao,” rispose lei, sentendo il cuore battere forte.

Parlarono per ore, senza il bisogno di forzare nulla. Era tutto naturale, come se si conoscessero da sempre. E Sofia si rese conto che, per la prima volta dopo tanto tempo, si sentiva veramente viva.

Quando la serata finì, Marco la accompagnò alla porta del bar. Si fermarono un attimo, l’uno di fronte all’altra. “Posso vederti ancora?” chiese lui, con un tono che nascondeva speranza e timore.

Sofia lo guardò negli occhi e sorrise. “Sì, vorrei anch’io.”

E così, da quella notte, la linea che li separava si dissolse. Quello che era iniziato come un gioco di fantasia si era trasformato in qualcosa di reale, di vero.